Lasciataci alle spalle la mole del castello, incombente sul paese Capoluogo, iniziamo la lunga discesa percorrendo una serie di tornanti al margine di uno dei quali si trova, sulla riva del torrente Rassina, il Mulino di Chiusi.
Dopo un altro tratto di strada troviamo due sentieri che si dipartono dalla Provinciale: a destra lo 034, che si ricongiunge allo 033 per arrivare infine al paese di Dama passando da Fognano, un antico nucleo sorto attorno ad un castello medievale, adesso completamente abbandonato e rovinato; a sinistra lo 025, che passa da Villa Minerva e costituisce un raccordo con altri sentieri del CAI che percorrono le pendici dell'Alpe di Catenaia. Seguitando verso Chitignano passiamo da Fontanelle (m. 690), un nucleo di case con una chiesetta ottocentesca dedicata a S. Bartolommeo che forniva un riferimento di aggregazione alle case sparse della zona ai tempi, neanche molto lontani, in cui essa era tanto abitata da far sì che a Fontanelle stesso esistesse addirittura una scuola elementare. Dal piccolo borgo un sentiero sulla destra, lo 026, fornisce un collegamento con lo 025.
Dopo Fontanelle la strada lascia il territorio di Chiusi per entrare, all'altezza di un ex mulino posto sul torrente Il Rio, in quello di Chitignano. Oltrepassato quest'ultimo Capoluogo comunale troviamo due deviazioni sulla destra che conducono a Sarna passando la prima da Rosina e dalla Croce di Sarna, la seconda toccando anche Taena. Rientriamo in territorio chiusino in località Le Case. Subito prima di quest'ultimo nucleo possiamo vedere, sulla sinistra della strada, i resti di un antico ponte medievale. Arrivati in vista del paese di Rassina, all'altezza de La Rimessa, una strada molto ripida sulla destra ci conduce alla Fattoria di Gargiano (m. 408), un antico borgo agricolo assai ben ristrutturato che conserva ancora la cappella originale della villa padronale ed un frantoio per le olive. Molto belli i cipressi, alcuni dei quali secolari, che costeggiano la strada di accesso al borgo.
Dopo Fontanelle la strada lascia il territorio di Chiusi per entrare, all'altezza di un ex mulino posto sul torrente Il Rio, in quello di Chitignano. Oltrepassato quest'ultimo Capoluogo comunale troviamo due deviazioni sulla destra che conducono a Sarna passando la prima da Rosina e dalla Croce di Sarna, la seconda toccando anche Taena. Rientriamo in territorio chiusino in località Le Case. Subito prima di quest'ultimo nucleo possiamo vedere, sulla sinistra della strada, i resti di un antico ponte medievale. Arrivati in vista del paese di Rassina, all'altezza de La Rimessa, una strada molto ripida sulla destra ci conduce alla Fattoria di Gargiano (m. 408), un antico borgo agricolo assai ben ristrutturato che conserva ancora la cappella originale della villa padronale ed un frantoio per le olive. Molto belli i cipressi, alcuni dei quali secolari, che costeggiano la strada di accesso al borgo. Da Gargiano passa il sentiero 033 del CAI che conduce alla Verna toccando i borghi di Taena, Rosina e Croce di Sarna, nel territorio di Chitignano, per una lunghezza di Km. 11,600. Nei pressi del Poggio di Fognano, già nel Comune di Chiusi, il sentiero passa dalla Fonte di San Francesco, ove, oltre la sorgente fatta scaturire, secondo la tradizione, dal Santo, possiamo vedere una piccola cappella con il tetto a capanna e due stretti sedili in pietra. Il luogo era meta di pellegrinaggi nel giorno dell'Ascensione.
Tornati a La Rimessa proseguiamo per Rassina e ci immettiamo nella SS 71 dirigendoci verso destra. Lasciate le ultime case del paese troviamo una salita detta del Groppino oltre la quale ci appare di fronte, sulla sua collina, il paese di Bibbiena. Siamo ora entrati nel lembo più a valle del Comune di Chiusi della Verna. La zona si presenta subito con connotati fortemente urbanizzati e con una vocazione industriale che viene immediatamente evidenziata sulla nostra destra dai capannoni della Stimet, impresa leader nel settore dei prefabbricati. Subito dopo aver passato lo stabilimento, una stradina sempre sulla destra ci conduce al piccolo nucleo rurale di Montecchio (m. 422), che in epoca medievale rivestiva una notevole importanza strategica. Il castello di Montecchio, dapprima possesso dei Vescovi aretini, poi da questi ultimi ceduto ai Conti Cattani, passò ai camaldolesi con un testamento redatto nel 1412. Ritrovamenti di frammenti ceramici fanno pensare ad una frequentazione ellenistica e poi romana del sito, con una fortezza nata a controllo della strada per la Romagna che andava al Passo di Serra. Nel Medioevo dovevano comunque esistere a Montecchio una cinta muraria con case, piazza e chiesa. Oggi rimangono solo alcuni resti delle fortificazioni e la chiesetta di S. Martino.
Ridiscesi alla Statale percorriamo poche decine di metri e, poco prima del ponte sul Corsalone, imbocchiamo sulla destra la strada detta della Lappola, che conduce a Sarna. La parte destra della collina che vediamo nel primo tratto di questa strada è stata interessata a partire dagli anni trenta del Novecento da un'intensa attività estrattiva condotta dalla SACCI (Società Anonima Centrale Cementerie Italiane) per rifornire di marna da cemento il vicino stabilimento del Corsalone. Dopo poche centinaia di metri un'altra strada sulla destra conduce a Vignoli (m. 436), località abitata sin dall'epoca etrusco romana e sede, nel periodo medievale, di un altro castello a guardia della strada per la Romagna.
La strada della Lappola, dopo alcuni tornanti molto stretti giunge infine al borgo di Sarna (m. 613), di origine antichissima. Il suo nome antico era Sennina, di chiara origine etrusca. La struttura del castellare del paese risale al XIII secolo. Sarna fu quasi ininterrottamente possesso dell'Abbazia cassinese aretina di SS. Flora e Lucilla fino alla fine del XV secolo, dopodiché il paese passò di proprietà alla famiglia Montini. È ancora esistente gran parte della sua antica cinta muraria con una torre di accesso, ed il borgo conserva intatta la sua atmosfera medievale.
Il paese è dominato dal massiccio Palazzo Montini, sorto su quello che era l'antico Cassero del castello ed affacciato sulla piazzetta in cui si trova anche la chiesetta con campanile a vela intitolata alle SS. Flora e Lucilla. Anche Sarna, come Vignoli e Montecchio, era posto a guardia della via Romea per l'Alpe di Serra. In corrispondenza con la strada della Lappola troviamo l'inizio del sen. 042 di collegamento tra il Corsalone, la Lappola, Sarna ed il sen. 033 per La Verna.
Tornati alla SS 71 passiamo il ponte sul torrente Corsalone. Il tumultuoso corso d'acqua giunge qui alla sua confluenza in Arno dopo essere stato originato da tre rami provenienti dall'Alpe di Serra, dalla Valle Santa e dalla Verna, aver assunto la propria conformazione presso il paese di Rimbocchi ed essere da lì scivolato verso il fiume attraverso una valle stretta e boscosa. Dopo il ponte entriamo nel paese di Corsalone (m. 330), oggi la frazione più popolosa del comune di Chiusi della Verna. Appena passato il ponte, sulla destra, comincia il sen. 043 per Campi, Case Nuove, La Beccia fino all'innesto con il sen. 50 GEA sotto La Verna. Nel 1824, anno in cui fu redatto il Catastale Generale della Toscana, al Corsalone esistevano solo un mulino, che sorgeva lì almeno dal XV secolo, ed una gualchiera. Entrambi gli edifici erano stati proprietà del Monastero di Camaldoli per essere poi acquistati nel 1810 dai Conti Guicciardini Corsi Salviati, in occasione della soppressione degli ordini religiosi attuata da Napoleone, . La gualchiera cessò la sua attività pochi anni dopo, mentre il mulino, ricostruito più grande nel 1911, continuò a lavorare fino al 1979.
Nel 1832 a questi primi due edifici si aggiunse l'Ospizio dei frati francescani, costruito come ricovero per i frati questuanti ed i pellegrini. L'edificio si trova dinanzi all'ormai fatiscente stabilimento della SACCI (oggi Cementerie Barbetti). I due nuclei originari del paese si svilupparono in prossimità dell'Ospizio e del Mulino. La località era intanto cresciuta di importanza nel 1818 con la costruzione della Strada Maestra Casentinese. Agli inizi del Novecento nacque al Corsalone il Cementificio Sani e Timossi, che doveva essere assorbito dalla SACCI nel 1933. Dopo il 1961 si registrò il vero decollo demografico del paese, che doveva passare dalle 397 unità di quell'anno alle 922 del 1997. Oggi il Corsalone presenta un'area fortemente urbanizzata, con un abitato moderno e con stabilimenti industriali come la STIMET, la CIFE o la POGGI che attirano manodopera da tutti gli altri paesi del Casentino.
Da una strada che transita all'interno della zona residenziale del Corsalone ci dirigiamo verso l'ultima meta del nostro itinerario, la villa fattoria di Fonte Farneta (m. 418).
Quando Montecchio con tutte le sue ville e poderi passò al Monastero di Camaldoli, i Camaldolesi attuarono una gestione del territorio basata sulla fattoria e Fonte Farneta , anch'essa passata al Monastero, assunse la funzione di centro amministrativo e residenza dell'Agente. La funzione di Fattoria venne ancora potenziata dopo il passaggio della proprietà ai Conti Corsi Salviati, cosicché alla fine dell'Ottocento si aggiunsero al corpo principale della villa annessi come la scuderia, il fienile, la cantina, la limonaia, la casina delle api, la segheria, il casino di caccia, tutti caratterizzati dalla bicromia bianca e rossa della pietra calcarea e del laterizio. Alcuni di questi edifici sono stati oggi convertiti dalla proprietà ai fini della ricezione turistica (ristorante, agriturismo etc.). Da Fonte Farneta si gode una bellissima vista sul paesaggio circostante, con un affaccio sul centro storico di Bibbiena e sul complesso monastico di S. Maria del Sasso. Interessantissimo anche il parco, in gran parte creato dal Conte Camillo Corsi e ricco di piante esotiche secolari e maestose tra le quali spiccano esemplari di magnolie, bossi, tassi e sequoie. Da Fonte Farneta passa il sen. 043A, che collega Bibbiena con Campi e con il sen. 043.